martedì 27 maggio 2008

Origini del lotte per i diritti civili (1900 - 1950)

Le condizioni di vita sempre peggiori nel Sud spinsero molti neri verso le coste orientali e gli stati centroccidentali, dove peraltro essi si scontrarono con la forte ostilità della massa di immigrati bianchi proveniente da oltre Atlantico.
L'urbanizzazione di una parte consistente della popolazione nera (accentuatasi nel corso della prima guerra mondiale, sulla spinta della necessità degli imprenditori di sostituire i lavoratori bianchi richiamati dall'esercito) ebbe effetti profondi sulla società e sulla cultura afroamericane. Nell'ambiente cittadino, i primi intellettuali formatisi nelle università nere fondate a Nashville, Atlanta, Hampton, oltre a sottolineare la problematica della parità dei diritti e a promuovere gruppi organizzati di protesta (tra i quali emerse presto quello interrazziale della NAACP, National Association for the Advancement of Colored People), diedero vita a una vivacissima stagione intellettuale, nota come Harlem Renaissance. Per tutto il corso degli anni Venti i suoi frutti raggiunsero un vasto pubblico, anche non di colore, tramite giornali e riviste pubblicate da editori neri, mentre sempre più massiccia e determinante si faceva la presenza di artisti e musicisti neri (la musica jazz fu uno degli elementi qualificanti l'intero decennio).
L'età riformista del New Deal, lanciato dal presidente democratico Franklin Delano Roosevelt per far fronte alle conseguenze del crollo di Wall Street del 1929, mancò di iniziative specificamente volte a risolvere le problematiche degli afroamericani, come ad esempio l'introduzione di una legislazione contro il linciaggio, da più parti e da tempo invocata. I primi programmi federali di assistenza determinarono uno spostamento dell'elettorato nero verso il Partito democratico. In quegli anni fu invece la NAACP a lanciare una vigorosa battaglia contro la discriminazione nel settore dell'educazione pubblica, ottenendo, nel 1938, che la Corte suprema imponesse l'ammissione di uno studente nero all'università del Missouri.
Una netta svolta nella questione razziale si ebbe comunque con la seconda guerra mondiale. Per motivi sia ideali sia pratici (necessità di manodopera per rimpiazzare quella bianca richiamata sotto le armi), il presidente Roosevelt emanò un'ordinanza che proibiva la discriminazione razziale negli uffici governativi e nelle industrie belliche. Per i neri il servizio militare divenne un solido motivo di rivendicazione della parità di condizione e di diritti nei confronti della componente bianca della nazione. D'altra parte, tutta la retorica della propaganda di guerra incentrata sulla promozione delle 'quattro libertà' (di espressione e di religione, dal bisogno e dalla paura) rendeva in un certo senso obbligatorio che esse trovassero realizzazione innanzitutto negli Stati Uniti.
I sit-in pacifici promossi dal CORE (Congress of Racial Equality), fondato nel 1942, divennero così l'espressione visibile della rinnovata determinazione di un sempre più vasto numero di militanti riformatori bianchi e neri a sfidare la segregazione razziale.

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