martedì 27 maggio 2008

Il nazionalismo nero

Nel 1966 la dirigenza dello SNCC affermò che obiettivo della lotta dei neri non poteva più essere il riconoscimento dei diritti civili comunque dovuti, bensì l'esercizio di un 'potere nero' possibile solo quando la gente di colore avesse sviluppato una più definita e positiva immagine di se stessa. In questo processo, un ruolo di primo piano svolsero in quegli anni gli atleti di colore, determinati a rendere le proprie vittorie occasioni per rivendicare pubblicamente un crescente orgoglio di razza.Il caso più eclatante fu quello del popolarissimo campione dei pesi massimi Cassius Clay, che si rifiutò di prestare il servizio militare in Vietnam, perdendo per questo il titolo e finendo in carcere.
Il più celebre avvocato della causa del nazionalismo nero fu Malcom X, leader dei Black Muslims, i cui appelli per un'azione violenta di rivendicazione e di autodifesa acquistarono vastissimo seguito dopo il suo assassinio nel 1965, specialmente nei ghetti delle grandi città, dove con più evidenza si manifestavano la lentezza e la contraddittorietà del processo di emancipazione in corso.
Nell'agosto del 1965 un'ondata di cruenti scontri razziali si propagò da Los Angeles in tutti gli Stati Uniti, senza attenuarsi nei tre anni successivi. Nuove formazioni, come il partito delle Black Panthers, radicalizzarono il malessere nero nei metodi di lotta e nelle posizioni ideologiche, sino a teorizzare la creazione di una società nera separata, in una sorta di 'segregazione' alla rovescia. La spietata repressione attuata dalle forze di polizia, assieme ai profondi dissidi interni, determinarono il declino dei movimenti radicali. Emerse allora una leadership più moderata che evitò di mettere in discussione l'intero ordine sociale americano e, ridando centralità ai canali della politica tradizionale, iniziò a organizzare propri gruppi di pressione e a sostenere una propria classe di governo.

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